Congedo dai genitori by Peter Weiss

Congedo dai genitori by Peter Weiss

autore:Peter Weiss
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura tedesca,
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-07-15T16:00:00+00:00


Un giorno venne il parroco. Mio padre e lui parlarono insieme con voci appena percettibili, si trattava del necrologio che un parroco sconosciuto doveva pronunciare in memoria della vita conchiusa di una sconosciuta. I miei fratelli ed io, noialtri ancora in vita, ce ne stavamo qua e là per le stanze senza osare guardarci tra noi, mi accorgevo che il viso di Irene si voltava a me di tanto in tanto, ma io distoglievo lo sguardo, sapevo bene che sarei stato costretto a ridere se avessi incontrato i suoi occhi. Mio padre e il parroco erano sprofondati nelle poltrone, il parroco si chinava verso mio padre, la voce di mio padre era un sussurro, il parroco chiedeva notizie, voleva qualcosa di caratteristico, una formula che potesse racchiudere la natura di Margit, ed io colsi le parole raggio di sole. Era il nostro raggio di sole, disse il parroco, e assaporò la frase. Mio padre fece cenno di sì, senza parlare. Gottfried si era assunto l’incarico di trattare con l’impresa di pompe funebri. La bara, la lapide, i fiori, erano stati scelti, era già stato stabilito il programma di musiche per la cerimonia. Seguii Gottfried nella camera ardente. Il corpo di Margit era già stato posto nella cassa e su di lei era già stato avvitato il coperchio. La bara fu caricata sul carro funebre, la carrozza partì per il cimitero del bosco, con Margit chiusa nella bara e con me e Gottfried seduti accanto al vetturino. Attraverso i vetri dei finestrini potevo vedere dietro di me la bara, coperta di ghirlande e di mazzi di fiori. Le vibrazioni della carrozza in movimento facevano tentennare la bara e nella bara tentennava il corpo della mia sorella morta. Durante la cerimonia per la sepoltura stavamo seduti l’uno stretto all’altro negli angusti banchi della cappella. Quando finì di fluire la voce del parroco, e il suono delle parole raggio di sole fu penetrato in me per l’ultima volta come un coltello, e quando l’ultima preghiera si fu persa nell’odore già rancido dei fiori e delle ghirlande, e noi storditi trafficavamo per alzarci dai banchi, mia madre rimase incastrata nello spazio angusto tra l’inginocchiatoio e il leggio. Mio padre e Gottfried si diedero da fare finché la trassero fuori di lato. Fuori danzavano le chiazze di sole. Flettendo e stendendo le braccia nello sforzo, i dorsi incurvati e i muscoli guizzanti sotto le giacche, le gambe ben tese e puntate in avanti, uomini vestiti di nero calarono per mezzo di funi la bianca bara nella nera fossa. Il parroco riempì di sabbia una paletta, era una paletta verde, simile a quella che avevamo noi per giuocare nel recinto di sabbia. Mia madre era lì presso, tutta avvolta in fitti veli neri e sorretta da mio padre e da Gottfried. Dalla fila degli astanti uscì una bambina dell’età di Margit, diede la mano a mia madre, fece l’inchino e arretrò di nuovo nella fila, donde uscì una seconda bambina, che diede la mano a mia



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